Acido Lattico e Allenamento

In palestra si sente spesso parlare di acido lattico, identificandolo più o meno correttamente come un prodotto di scarto del metabolismo energetico. Quando si pratica attività fisica ad una certa intensità, l'acido lattico viene prodotto e provoca quella sensazione di fastidio o dolore nei muscoli.
L’acido lattico è una sostanza prodotta fisiologicamente dal nostro organismo, che spesso viene identificata come uno scarto, un residuo metabolico che deve essere necessariamente smaltito, anche se in realtà può essere una sostanza molto utile per fornire energia ai tessuti, come ad esempio quello cardiaco.
Quando l'attività fisica che si svolge raggiunge una certa intensità e la richiesta energetica aumenta, le cellule iniziano a produrre acido lattico per sopperire alla carenza di ossigeno e continuare a ricavare energia per sostenere lo sforzo fisico.
Il quantitativo di acido lattico tollerabile dall'organismo di un adulto è di circa 4-18 mg/ml di sangue. Superata questa soglia, l'eccesso passando per i capillari raggiunge il fegato per ritornare a essere di nuovo utilizzato. A livello del fegato l'acido lattico viene convertito in glucosio attraverso il Ciclo di Cori.
I tessuti dell'organismo che producono maggiori quantità di acido lattico, sono i muscoli scheletrici striati quando vengono sottoposti a degli sforzi molto intensi, non per forza prolungati, che vanno però oltre la soglia anaerobica.

Acido lattico e Esercizio Fisico

La produzione di acido lattico inizia quando il meccanismo aerobico, non è più in grado di soddisfare le richieste energetiche del nostro organismo, attraverso l'utilizzo di ossigeno. La via accessoria utilizzata in queste occasioni per produrre ATP, viene chiamata meccanismo anaerobico lattacido che sopperisce alla carenza di ossigeno per produrre energia, ma al contempo aumenta la quota di acido lattico, rendendo via via più difficile per l'organismo neutralizzarne la quantità.
La concentrazione ematica di acido lattico nel sangue è normalmente di 1-2 mmol/L in condizioni di riposo, ma durante uno sforzo fisico intenso può raggiungere e superare i 20 mmol/L. La soglia anaerobica, viene misurata tramite la concentrazione ematica di acido lattico durante lo sforzo fisico e viene fatta coincidere con la concentrazione di 4 mmol/L.
L’acido lattico inizia ad accumularsi nei muscoli e nel sangue quando la velocità di sintesi supera la velocità di smaltimento, approssimativamente quando si raggiunge l'85% della FC max nei soggetti sedentari e il 92% della FC max in quelli allenati.
Oltre la soglia anaerobica si produce più acido lattico di quanto se ne riesca a smaltire, con le conseguenze ben note di: fatica, dolore e rigidità muscolare, che inducono ad un calo e possibile blocco della prestazione fisica.
L’acido lattico si smaltisce dimezzandosi ogni 15-30 minuti, i tempi sono diversi a seconda dell’allenamento e della quantità di acido lattico prodotta. Per questo è bene sfatare il falso mito, secondo il quale i DOMS avvertiti anche a distanza di due giorni dallo sforzo fisico siano attribuibili all'acido lattico.
I soggetti più allenati riescono a ottimizzare la produzione e smaltimento dell'acido lattico, attraverso gli adattamenti creati con l'allenamento che rendono più efficiente il meccanismo aerobico.
E' buona regola in ogni caso conoscere la propria soglia anaerobica attraverso metodi diretti o indiretti, per capire come gestire al meglio le performance atletiche di durata, senza che la produzione eccessiva di acido lattico possa pregiudicarne lo svolgimento.

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