Curl ai cavi

Il curl ai cavi è una delle tante varianti che si possono svolgere per allenare la muscolatura del braccio che determina la flessione del gomito, chiaramente rispetto agli esercizi con i pesi liberi, l'utilizzo del cavo permette di mantenere la tensione muscolare costante per tutto l'arco di movimento.
L'esercizio di curl ai cavi può essere eseguito con la maniglia, con la sbarra o con la fune.

Curl ai cavi muscoli coinvolti

I muscoli maggiormente coinvolti, nel curl ai cavi sono: il bicipite brachiale, il brachiale, e il brachioradiale.

Modalità d'esecuzione

L'esercizio si svolge in stazione eretta mantenendo i piedi distanti come la larghezza del bacino, con anche e ginocchia leggermente flesse, in modo da fornire maggior stabilità.
Da questa posizione si esegue una flessione del gomito arrivando con il palmo delle mani frontalmente alle spalle.
La fase di allungamento che riporta alla posizione iniziale deve essere eseguita lentamente per aumentare il lavoro eccentrico nei muscoli coinvolti.

Note aggiuntive

Durante tutto l'esercizio si deve mantenere una corretta postura del rachide, il tratto lombare non deve andare incontro ad un inarcamento eccessivo, cosa che si verifica quando i carichi utilizzati sono troppo elevati, i gomiti devono rimanere adiacenti al corpo.
Solitamente il curl ai cavi viene considerato meno efficace o un ''complementare'' ai classici curl svolti con manubri o bilanciere. Tutto ciò rappresenta una limitazione dell'esercizio che può risultare altrettanto efficace se ben eseguito.
Il curl ai cavi può essere svolto utilizzando la fune che pone maggior enfasi sull'attivazione del brachiale.
Un'altra variante di curl ai cavi è quella impugnando le maniglie dall'alto, in questo caso la differenza sta nel fatto che il bicipite brachiale viene posto in preaccorciamento.
Importante la respirazione, espirare nella fase concentrica o positiva quando si flettono i gomiti, inspirare nella fase eccentrica o negativa quando si distendono i gomiti.

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Soglia Anaerobica

La soglia anaerobica rappresenta l’intensità dell’esercizio, o di consumo di ossigeno, in corrispondenza della quale il metabolismo anaerobico subisce un'intensificazione.
Un esercizio svolto in soglia anaerobica, porta un accumulo importante di acido lattico a livello muscolare e nel sangue, limitando in questo modo la durata della prestazione.
L'attività fisica svolta in soglia aerobica al contrario, può essere protratta nel tempo, dato che l'apporto di ossigeno ventilato è sufficiente a smaltire l'acido lattico dai muscoli; l'acido lattico viene poi utilizzato come combustibile metabolico nel ciclo di Krebs, o riconvertito a glucosio e glicogeno.
Determinare con esattezza la soglia anaerobica, è sicuramente molto importante per gli atleti che svolgono attività di endurance, per ottimizzare la programmare degli allenamenti e per adeguare il ritmo di gara.
Superare questo valore soglia, porterebbe in breve tempo uno squilibrio tra la produzione e la metabolizzazione del lattato a livello muscolare, alterando in questo modo il livello della prestazione atletica.

Soglia anaerobica e metodi di misurazione

Il metodo più accurato per identificare la soglia anaerobica, consiste nel prelevare una goccia di sangue venoso, durante dei test basati su carichi di lavoro crescenti, utilizzando un apparecchio che in tempo reale, misura i livelli di acido lattico nel sangue.
Esistono diversi test da campo, in grado di misurare la soglia anaerobica, senza effettuare la misurazione del lattato nel sangue, uno tra i più conosciuti e quello di Conconi, anche se attualmente non e più molto considerato dalla letteratura scientifica mondiale.
È un test massimale, quindi non applicabile in palestra che può essere svolto su: tapis roulant, cyclette, step, ecc.., in cui progressivamente si aumenta il carico di lavoro, mantenendo monitorata la frequenza cardiaca.
Conconi con il suo test, evidenziò come la frequenza cardiaca si elevi linearmente, con l'aumento progressivo del carico di lavoro fino ad un certo punto, definito punto di deflessione, oltre il quale la frequenza cardiaca non aumenta più in maniera lineare con il carico di lavoro.
Anche se esiste una buona correlazione, tra il punto di deflessione e la soglia anaerobica, questo test negli ultimi anni e stato molto criticato per la sua attendibilità.

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